La metapsicologia

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Premessa

Nel saggio sulla rimozione viene spiegato come l’essenza del processo di rimozione non è sopprimere un’idea che rappresenta una pulsione(annullarla) ma impedirle di diventare cosciente. Tutto ciò che è rimosso è destinato a restare inconscio ma l’inconscio non è formato solo dal rimosso. Per conoscere il contenuto dell’inconscio bisogna portarlo tradurlo in qualcosa di coscio, e si è visto che ciò è possibile con la psicoanalisi, a patto che il soggetto superi quelle resistenze che hanno provocato la rimozione.

La giustificazione dell’inconscio

L’ipotesi dell’esistenza di una struttura inconscia è molto contestata, ma risulta legittima per alcuni motivi: l’ipotesi è necessaria perché i dati della coscienza sono lacunosi.

Ci troviamo spesso ad avere esperienza di idee improvvise o di elaborazioni intellettuali di origine oscura che, se considerati come atti psichici coscienti, risultano slegati e incomprensibili. La coscienza comprende in ogni momento un contenuto limitato, il resto deve trovarsi in uno stato di latenza, o inconsapevolezza psichica. Se ammettiamo gli stati di latenza, perché non ammettere l’inconscio?

C’è chi obietta che questi stati latenti della vita psichica siano residui di processi somatici.

Il problema della natura degli stati latenti può essere chiarito se si elenca cosa si sa con certezza di questi stati:

  • gli stati latenti ci sono inaccessibili
  • hanno molti punti di contatti con gli stati coscienti
  • possiamo trasformarli e sostituirli con processi coscienti
  • possiamo descriverli usando le categorie proprie dei processi coscienti.

Quindi si possono trattare come materiale psichico.

La postulazione dell’inconscio è legittima anche per un altro motivo. Diamo per scontato che non solo noi ma anche le altre persone abbiano una coscienza, e questo ci permette di dare una spiegazione del comportamento degli altri. Ma questa convinzione si basa su una illazione e non può possedere la certezza che è propria della nostra coscienza. La psicoanalisi, analogamente, cerca di applicare questo tipo di inferenza anche alla propria persona: ogni atto che osservo in me che non riesco a collegare alla mia vita psichica è da considerarsi come appartenenti ad un’altra persona. E’ come postulare l’esistenza di una seconda coscienza. Questa ipotesi si presta a qualche critica:

  • se di questa seconda coscienza non ci rendiamo conto, allora è inconscia: come fa una coscienza ad essere inconscia? – l’analisi mostra che i singoli processi psichici latenti risultano indipendenti tra di loro, quindi si dovrebbe supporre l’esistenza di una terza, quarta… coscienza, tutti stati a noi sconosciuti
  • l’analisi dei processi psichici latenti ce li mostrano incredibili, in contrasto con gli elementi di coscienza. Quindi più che di una seconda coscienza, bisogna parlare di uno stato in cui non valgono le leggi della coscienza.
Conclusione

I processi psichici in quanto tali sono inconsci e la loro percezione da parte della coscienza è simile alla percezione del mondo esterno da parte degli organi di senso. Presupporre l’esistenza di una attività psichica inconscia, da una parte è come uno sviluppo dell’animismo primitivo, che trovava immagini riflesse della propria coscienza dappertutto, e dall’altra segue il pensiero di Kant, che rileva il rischio di trascurare il condizionamento soggettivo della nostra percezione. La realtà psichica, come quella fisica, non è come ci appare. Ma si spera che l’oggetto interno sia meno inconoscibile di quello esterno.

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